Posts contrassegnato dai tag ‘piombo’

“Ma le persone hanno bisogno di proteggersi contro gli effetti negativi del sole”

Non importa quanto a prova d’acqua la tua crema solare pretenda di essere, una parte verrà sempre lavata via mentre nuoti nel mare. Mentre questo si dissolve, alcuni dei suoi ingredienti sono noti inquinanti e mettono a rischio tutta la vita marina al di sotto della superficie. Ora un nuovo studio, pubblicato mercoledì sulla rivista Environmental Science and Technology ci mette in guardia su un ulteriore potenziale rischio ambientale.

Secondo l’organismo statunitense National Ocean Service, le sostanze chimiche in questione erano già correlate a stress e morte della barriera corallina, cambiamenti ormonali nei delfini, pattern riproduttivi alterati nei pesci fino ad arrivare a difetti congeniti in cozze e ricci di mare.

Con quest’ultimo studio, condotto dai ricercatori della University of Cantabria e l’Institute of Marine Sciences of Andalusia, si sono scoperte ulteriori allarmanti implicazioni: la crema rilascia quantità significanti di metalli e nutrienti inorganici nelle acque costiere, alcune più velocemente di altre. La luce UV oltretutto può variare la velocità di questo processo.

“Il modello che abbiamo descritto è potenzialmente utile nella comprensione dei rischi associati con la protezione solare rilasciata nell’ecosistema marino costiero”
– Araceli Rodríguez-Romero, Ph.D.

sunscreen-chemicals-have-been-linked-to-coral-stress-and-death-hormonal-changes-in-dolphins-altere

Le sostanze chimiche delle creme solari sono state da tempo correlate a stress e morte della barriera corallina, cambiamenti ormonali nei delfini, pattern riproduttivi alterati nei pesci fino ad arrivare a difetti congeniti in cozze e ricci di mare.ter a caption

Rodríguez-Romero e colleghi hanno addizionato una crema solare in commercio contenente diossido di titanio a campione di acqua di mare del mediterraneo osservando come le goccioline della lozione rilasciassero metalli e nutrienti nell’acqua. Alcuni composti si sono dispersi più velocemente dopo il trattamento UV,utilizzato per simulare l’esposizione al sole.

Ricerche precedenti avevano già correlato l’Oxybenzone, un comune ingrediente in questi prodotti, a danni subiti dalla barriera corallina e altri impatti nocivi sull’oceano, spronando le amministrazioni locali di Hawaii, Palau e Key West nel vietare completamente questo tipo di creme. Ma le caratteristiche degli altri composti utilizzati sono rimasti un mistero fino alla conclusione di questo studio.

Osservando l’impatto di questi altri composti chimici, i ricercatori hanno scoperto che alluminio, silicio, e fosforo sono quelli che vengono rilasciati più velocemente nell’ambiente in entrambe le condizioni, sia di ombra che di luce. Hanno stimato che in una giornata tipica in spiaggia, i bagnanti potrebbero aumentare la concentrazione di alluminio nelle acque costiere del 4% e di titanio di quasi il 20%.

Altre fluttuazioni sono risultate meno severe, ma i ricercatori avvertono che anche piccoli fluttuazioni di elementi come il fosforo (che normalmente si trova in basse concentrazioni nell’oceano) o il piombo (questo estremamente tossico) possono essere dannose.

environmental-damage-from-sunscreen-breakdown-could-threaten-tourism-and-recreation

Il danno ambientale derivante dalla dispersione di creme solari potrebbe minacciare il turismo e attività ricreative correlate.

Gli effetti della dispersione della protezione solare sugli ecosistemi marini e sulla salute di nuotatori e bagnanti non sono ancora chiare, ma sappiamo che alte concentrazioni di metalli pesanti sono un pericolo per la salute. I rischi variano da composto a composto, dal grado di esposizione e possono includere disfunzioni ai reni, alle articolazioni, al sistema riproduttivo, cardiovascolare come anche danni acuti e cronici al sistema nervoso centrale e periferico, e non solo.

Dal punto di vista ambientale, livelli eccessivi di metalli e nutrienti inorganici possono dare luogo a cambiamenti drammatici. Queste quantità eccessive rilasciate dalle creme possono causare esplosioni di crescita di alghe, danneggiare il fitoplancton e produrre eutrofizzazione secondo Rodríguez-Romero. Questi fenomeni ambientali possono impattare negativamente sul turismo e attività ricreative correlate a esso, fondamentali per molte economie costiere nel mondo.

alternative-sun-protection-measures-include-staying-in-the-shade-covering-up-with-sun-protective-cl

Alternative alle misure tradizionali di protezione dal sole sono il rimanere all’ombra, coprirsi con indumenti che proteggono dal sole come anche l’aumentare delle dosi di antiossidanti nella propria dieta.

Questo studio emerge nel mezzo di un’intenso dibattito in corso sulle creme solari. A maggio, un’altro studio pubblicato su JAMA ha rivelato come tracce di questi composti siano assorbiti nel sangue, facendo insorgere dubbi sulla sicurezza e l’impatto derivante dal loro utilizzo. Lo studio ha dato inizio a un turbinio di discussioni riguardanti i rischi e i benefici delle protezioni.

Per concludere, molti dermatologi, dottori e ricercatori sono d’accordo sulle raccomandazioni da adottare: le creme sono necessarie assieme ad altre precauzioni per godere in sicurezza del sole e prevenire il cancro alla pelle.

I dubbi sorti grazie alla ricerca non devono farti buttare nella spazzatura la tua protezione. I rischi di tumore alla pelle sono conosciuti e i suoi effetti devastanti e diffusi mentre i rischi di esposizione ai prodotti chimici delle creme ancora sconosciuti. Secondo il CDC, tutti dovremmo utilizzare le creme per proteggerci dal sole.

Persino Rodríguez-Romero non raccomanda di interromperne l’utilizzo. “Le persone devono proteggersi contro gli effetti negativi del sole” non esita a dire.
“Gli scienziati che studiano l’ambiente marino e le aziende cosmetiche devono lavorare assieme per creare delle protezioni solari sicure per l’ambiente oltre ovviamente alla salute umana”.

Fonte: Inverse.com

 

 

Se sei soddisfatto dell’articolo e vuoi aiutarmi a migliorare il servizio, o semplicemente offrirmi un caffè, puoi farlo cliccando qui sotto, il tempo che dedico a questa attività è per la mia crescita e la vostra, senza altri fini. Donando mi aiuterete a migliorare continuamente il sito e a mantenere alta la mia motivazione nel farlo. Grazie 🙂

Donazione

Donate via Bitcoin at: 39smL45agWMny3icSZiFTVfi61FhDcQZ8V

Creative Commons License

This work by https://lospiritodeltempo.wordpress.com/ is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike 4.0 International License.

 

Traduzione a cura di Daniel Iversen

La Eos Energy Storage afferma che le batterie aria-zinco possono immagazzinare abbastanza energia per soddisfare i picchi di consumo e ad un costo molto inferiore.

Lunga vita: Questo prototipo di batteria aria-zinco può essere caricata e scaricata 2700 volte senza degreadazioni fisiche.

L’azienda produttrice riferisce di aver risolto i principali problemi che frenano una tecnologia che potrebbe rivoluzionare lo stoccaggio in rete dell’energia.
Se la compagnia avesse ragione, le batterie aria-zinco saranno in grado di immagazzinare energia alla metà del costo attuale per l’approviggionamento di gas naturale, il metodo usato per soddisfare le grandi richieste di energia.

I responsabili dell’azienda dicono che gli attuali prototipi evidenziano già il doppio della densità energetica delle batterie agli ioni di litio.

Sostengono inoltre che il prodotto finale durerà almeno 30 anni se impiegato per l’accumulo dell’energia in eccesso prodotta dalla rete elettrica, con un ciclo di vita di molto superiore a quello delle batterie al piombo, rendendole tra le batterie più durature in circolazione.
L’amministratore delegato Michael Oster afferma che la Eos a breve si concluderà una raccolta fondi di 10 milioni di dollari.

“Se ottenessero quello che dicono, sarebbe rivoluzionario” dice Steve Minnihan, analista della Lux Research, il quale spiega che questa tecnologia mostra di essere promettente sia nello stoccaggio per la rete elettrica sia per i veicoli elettrici.

La tecnologia aria-zinco attrae da molto tempo gli sviluppatori di batterie per via della loro sicurezza, del basso costo e l’offerta di alte densità di energia.
Diversamente dalle batterie convenzionali, dove tutti i reagenti sono imballati all’interno della batteria stessa, le celle aria-zinco assorbono l’ossigeno dall’aria per generare corrente.
Il ricorso all’utilizzo dell’aria esterna conferisce a queste batterie una capacità superiore in rapporto a volume e costi per i materiali più bassi. Inoltre queste batterie, a differenza di quelle agli ioni di litio, presentano una chimica a base d’acqua e non sono propense a incendiarsi.

Finora tuttavia, tali batterie hanno avuto basse efficienze e cicli di vita corti, limitando il loro uso ad applicazioni piccole e non ricaricabili, come gli apparecchi acustici.
I tecnici della EOS hanno però risolto diversi problemi confermando gli sforzi precedenti.

I progressi chiave effettuati coinvolgono cambiamenti nella chimica elettrolitica e nel design delle celle. Le batterie aria-zinco in genere usano idrossido di potassio, una soluzione basica che assorbe l’anidride carbonica dall’aria. Questo permette al carbonato di potassio di accrescere, lentamente, intasando i pori della cella.

Dato che le batterie della Eos usano un nuovo elettrolita a pH neutro, spiega Oster, queste non hanno bisogno di assorbire l’anidride carbonica. L’azienda usa anche configurazione unica, con una cella orizzontale per separare l’elettrolita liquido dall’aria, la separazione si realizza per mezzo della gravità piuttosto che con una membrana fisica. La modifica, spiega, previene la crescita di zinco sull’elettrolita, che può provocare la rottura della membrana e causare il collasso della cella.

Stoccaggio d'energia: Un rendering mostra come un sistema di stoccaggio basato su batterie ad aria-zinco potrebbe apparire. Eos Energy Storage

Oster dice che l’azienda ha portato a termine piu di 2.700 cicli senza alcuna degradazione fisica in una batteria con la capacità di un terzo di kilowatt. In confronto, la ReVolt Technology, un concorrente leader che mira a una tecnologia simile, spera di raggiungere 1000 cicli entro il 2013. Minnihan, tuttavia, dice che la Eos ha ancora una lunga strada per arrivare a ultimare l’obiettivo di 10.000 cicli con batterie nella scala dei megawatt.

Oster spiega che l’azienda mira a vendere batterie nella scala dei megawatt con una capacità di stoccaggio di 6 ore a un costo capitale di 160 dollari per kilowatt/ora. Stoccando l’energia quando la richiesta è bassa, continua, le batterie dovrebbero essere in grado di fornire elettricità a 12-17 cents kilowatt/ora nei momenti di picco della domanda, invece che dai 22 fino ai 33 cents kw/ora chiesti per l’elettricità prodotta da impianti a gas naturale.

Jeff Dahn, professore di fisica e chimica alla Dalhousie University, afferma che aver risolto i problemi riguardanti gli elettroliti e la membrana, dovrebbe già essere un significantivo passo in avanti per le batterie zinco-aria. “Ma fateci vedere i dati” dice “Non è stato mostrato niente di tutto ciò”.

Dahn sostiene anche che l’efficienza massima delle batterie zinco-aria, mettendo a rapporto la quantità di energia che entra con la quantità di energia che esce, è solo del 60% percento, paragonata all’80 % per le batterie al piombo e a più del 95 % per le batterie agli ioni di litio.
Dice inoltre che la bassa efficienza risultante è dovuta alla differenza di voltaggio tra la fase di carica e quella di scarica, e che dipende dal tipo di batteria.

Eos afferma di aver trovato dei modi per risolvere le differenze di voltaggio e aumentare l’efficienza, ma Dahn non è convinto. “Molte persone hanno lavorato a lungo sulle ricaricabili zinco-aria e il problema dell’efficienza non è ancora stato aggirato”.

Fonte: Techonology Review

Licenza Creative Commons
Questo opera è distribuito con licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 3.0 Italia.